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Seminario tenuto dal dr. Roberto Ruga presso la cattedra del prof. Aldo Carotenuto, Università di Roma “La Sapienza”.
(Giugno 1996)



La Creatività


La creatività è una modalità di entrare in relazione con il mondo, quindi con l’altro, in maniera empatica e diretta, dunque profonda. Essere empatici, significa immedesimarsi negli altri e nelle cose stesse, come fa l’artista col mondo in posa: un artista cinese, al quale chiesero come facesse a dipingere un albero, rispose che quando era all’opera, lui smetteva di essere un uomo e diventava un albero!
L’identificazione e la capacità di comunicare intimamente con le cose, l’unione con la natura e la percezione istintiva delle sue leggi, sono l’essenza stessa del genio.
Nelle personalità creativa, l’oggetto viene vissuto all’interno di se stessi in maniera individuale e personale e viene valorizzato in quelle sue qualità, che ad altri sono invisibili: l’artista crea qualcosa che è fedele alla sua interiorità, alle sue leggi interne. Così, se si chiede a dieci artisti di dipingere un albero, alla fine avremo dieci alberi diversi. Attraverso questa recettività fuori dal normale o ipersensibilizzata, l’artista entra senza preamboli in una comunicazione “affettiva” con l’oggetto, in maniera diretta e perciò empatica e in ciò consiste il fascino della personalità creativa, per la quale produrre le cose (o crearle), è un modo dell’essere in relazione, portando ovunque le propria interiorità e rendendola manifesta, grazie ad una estrema apertura all’esperienza e quindi alla alterità. La creatività è dunque un modo unico di relazionarsi con il mondo, grazie ad un atteggiamento affettivo, che ci fa essere ingenui e fedeli a noi stessi: l’oggetto viene vissuto all’interno di se stessi in maniera individuale e ciò avviene grazie ad una spinta interna, quella dell’infelicità. La polarità ed il conflitto sono dunque originatrici di creatività, ma l’uomo creativo sa tollerare l’ambiguità, riesce a convivere con il conflitto da cui trae una forza motivazionale, si dice che diventa “irrequieto”.
Ogni attività creativa, nasce come attuazione di potenzialità iscritte nell’essere umano, perciò la creatività è un compito, un’attività che consente di modificare il proprio essere, nel lavoro di autotrasformazione dell’individuo. Non può infatti sfuggire il legame esistente tra creatività e individuazione, dal momento che proprio la creatività è “la risposta che apre”, è ciò che rende l’essere recettivo al mutamento.
Filo conduttore di tutti gli scritti di Carotenuto, la creatività viene descritta come un progetto, un orizzonte il cui ritrovamento all’interno della personalità, costituisce il più importante elemento terapeutico. Se la sofferenza psichica, al di là dei traumi, deve il suo manifestarsi alla rimozione di una pulsione creativa latente in ciascun individuo e intesa non in senso artistico ma come atteggiamento generale nei confronti dell’esistenza; la cura passa attraverso il recupero e lo sviluppo di questa pulsione. Generata dalla paura della vita, la rimozione della creatività è responsabile di ciò che Carotenuto definisce “frustrazione da nullità”, quella condizione nella quale si sopravvive in uno stato di anestesia psicologica, perseguendo obiettivi effimeri, regolati non dalle proprie autentiche aspirazioni, ma dai bisogni e dalle norme del collettivo. Nella tendenza ad essere creativi c’è invece la spinta a realizzare se stessi. Facendo della diversità individuale un punto di forza, l’individuo creativo è capace di convivere con le sue ferite, utilizzando anzi questa sofferenza quale motore del suo agire e del suo creare. Paradossalmente la ferita che disgrega e frammenta la personalità è anche il luogo da cui inizia la sua reintegrazione.
Se il disagio nasce dall’impossibilità di reimmaginare se stessi e il mondo, il problema cruciale per ogni individuo -e quindi per il terapeuta- è quello di imparare a tradurre la propria diversità in opus creativo ovvero un reimmaginare creativamente la propria storia. In questo senso la ferita può essere letta come un progetto da sviluppare. E’ la ferita, spina dolente confitta nell’anima, il punto in cui le tenebre, l’oscurità del disagio, iniziano a schiarirsi, mutandosi in luce. La ferita è l’atto che genera la coscienza della propria individualità ed apre alla comprensione, è la feritoia da cui traspare il senso del proprio vivere, è il centro energetico che dona una vista altra sulle cose, una sorta di “terzo occhio”. Perchè la ferita diventi un centro di creatività, deve essere accolta e curata con amore. Solo allora il miracolo si compie e la ferita irradia la sua luce che consente di vedere l’intima essenza del mondo.




Creatività e seduzione


Siamo attratti dalle personalità creative grazie alla loro capacità di trasformare le cose e la vita stessa. La ricchezza interna deriva da uno sviluppo armonioso e integrato dei propri complessi e parti scisse e da questa “unità” l’uomo creativo attinge la sua forza grazie ad una capacità regressiva che lo rende aperto al processo primario: un bagno nella dimensione onirica. In tal modo oggetti quotidiani vengono trasfigurati fino ad acquisire un valore simbolico. Creare, allora, significa “amare” un oggetto, avere la capacità di essere catturati e di ricevere perciò il bagliore della propria Ombra, ritrovando la capacità di stupirsi di fronte a se stessi e al mondo.
La personalità creativa ha qualità camaleontiche, che la rendono inafferrabile, inaccessibile, sfuggente ed irragiungibile, oscura e scaltra al tempo stesso, ambigua e non familiare come l’item di un test proiettivo, come una macchia di Rorschach, che in tal modo suscita e provoca la proiezione, permettendo al soggetto di riempirne il contenuto e favorendo così l’idealizzazione, che va di pari passo con la capacità di inventare l’altro, secondo i nostri bisogni più profondi. Essere sedotti, si sa, implica un ruolo attivo di costruzione/idealizzazione dell’altro; l’idealizzazione, frutto di una proiezione inconscia, va di pari passo con la capacità di inventare l’altro. In altri termini, dietro ai grandi amori ci sono le persone più creative, ma anche le illusioni più struggenti e, nel ritiro delle proiezioni, gli stupori più sconcertanti, nel riconoscimento appunto di ciò che è nostro.
Siamo seducenti, nel momento in cui ci presentiamo all’altro nelle sembianze della sua figura misteriosa, evocando i suoi fantasmi; così il senso del mistero, è ciò che rende accattivante l’altro e giovane la coppia. Un uomo non potrà mai capire come è una donna e viceversa, una donna non potrà mai chiarire a sè il misrero dell’uomo; è questa ricerca continua, un anelito perpetuo, l’essenza stessa dell’amore, un confronto incessante ed irrisolto. All’origine di questo anelito c’è la proiezione e l’idealizzazione del sedotto nei riguardi del seduttore, la proiezione è la molla del desiderio, la causa della mobilità delle forze psichiche.
Grazie alla proiezione, il soggetto percepisce una mancanza in sè ed una abbondanza nell’altro, investito di qualità e di contenuti, che in realtà sono propri del soggetto. La mancanza crea un bisogno: nasce il desiderio. Comportarsi come abbiamo visto in maniera creativa, significa essere il soggetto, il contenitore di un’infinità di proiezioni da parte degli altri. L’essere creativo con la sua ineffabilità, e multilateralità, incarna facilmente il sembiante dei nostri fantasmi, rendendosi contenitore di qualsiasi proiezione, di qualsivoglia fantasia da parte di chi ascolta. Alla fine di questo percorso relazionale, la proiezione (e quindi il desiderio) è destinata ad essere ritirata, dal momento che il soggetto ha proiettato, e dunque il rapporto stesso è destinato ad infrangersi, essendo per definizione, qualcosa di dinamico. In tal caso ciò che conta però, al contrario di come siamo abituati a pensare, non è il risultato finale, ma il percorso, che qui coincide con la vita stessa.
La creatività è una modalità personale di essere nel mondo (progettualità). E’ la risposta più ampia che possiamo dare al dolore, uno stato d’animo di ispirazione, un atteggiamento affettivo. La polarità ed il conflitto ne sono l’origine, sua dimora è l’inconscio dove è riposta la ricchezza psicologica dell’uomo creativo che, aperto all’inconscio e all’alterità è capace di lasciarsi dominare dagli oggetti, permettendosi il bagno nel processo primario ed una maggiore recettività che ne deriva.
L’eleborazione e la tolleranza del conflitto, portano l’uomo creativo (ed individuato) ad una libertà interiore contagiosa quanto seducente.




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