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Tecniche psicoanalitiche





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12/02/18 - 07:54 - Andreina (Sondrio) 
Bellissima spiegazione, complimenti per la chiarezza.
28/01/18 - 21:55 - Roberto Ruga  
SINTESI DEL VIDEO La padronanza di una tecnica è ciò che inizia a definirci come professionisti di Psiche. In questo video, vorrei identificare il senso comune che unifica tutte le tecniche, per leggere in trasparenza una concezione dell’uomo che trapela da ogni tecnica ideata e messa a punto dai vari psicoanalisti. Si può notare che molte tecniche esistenti sono in relazione con ciò che accomuna la gran parte dei problemi che le persone hanno, e cioè con la mancanza di immaginazione, di fantasia, di desiderio e quindi di slancio creativo. Se è vero che molti problemi nascono dal ripiegamento narcisistico, nascono dall’egoismo, dalla sete di potere, o dal complesso di inferiorità, o nascono dalla falsità e dal non poter essere se stessi perché si è troppo rigidi e schematici, allora le tecniche rappresentano lo stratagemma e il tentativo che gli psicoanalisti fanno nel superare questi problemi. Le migliori tecniche hanno qualcosa di geniale e sono state concepite proprio per andare al cuore del problema, raggirando le difese, in modo tale che la persona, seguendo le indicazioni dello psicoterapeuta o dello psicoanalista, possa fare qualcosa di nuovo che romperà la sua coazione a ripetere e darà i suoi frutti. La tecnica stessa, possiamo dire, è una metafora che ci mostra come affrontare le difficoltà. In realtà, tutte le tattiche e le strategie condensano un certo modo di essere creativi, che è la risposta terapeutica per eccellenza.Quindi, una buona tecnica è quella che permette al paziente di sviluppare la sua creatività. Questo è il comune denominatore delle buone tecniche. Cosa fa, infatti, FREUD appena vede il suo paziente? Lo invita a sdraiarsi sul lettino, a rilassarsi e quindi ad associare liberamente, cioè lo invita innanzitutto a parlare, associare significa parlare, lasciare che qualcosa dentro di noi parli da sé, dare voce a questo demone interiore, essendo spontanei, cioè senza trattenerci e senza ragionare su ciò che si dice, cavalcando il flusso di coscienza senza censurarsi o giudicarsi. Questo è il suo ideale di uomo, uno che parla, che esprime se stesso senza difese, senza restrizioni, che non è costretto a resistere al flusso della sua autenticità. Insomma, uno che non si nasconde, ma parla esprimendo se stesso liberamente. Ecco l’etica implicita alla tecnica: per non essere parlati e agiti dagli altri, per non essere delle tristi marionette bisogna parlare e parlare come si deve, cioè “ad arte”, non parlare razionalmente, ma ad arte. Noi dobbiamo liberare quell’istanza che in noi sa associare poeticamente. E per farlo dobbiamo abbandonare ogni controllo critico e selettivo sulle idee. Ecco come emerge la verità del nostro desiderio, che va vissuta nel transfert. Roberto Ruga

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